Fil rouge
“Sympósion” è una mostra inedita e in movimento, sia per la sua essenza stilistica e sia per il modo in cui è nata e si è evoluta. Mi risulta difficile introdurre questa esposizione e le sue opere perché, alla prima visione, mi hanno lasciato quasi disorientato: il lavoro di Stefano Perrone per Spazio Paestum è lontano da quello che immaginavo e che avevamo inizialmente concordato assieme.
L’idea iniziale, infatti, era statica e monotematica. Ripensandoci oggi, è assurdo che io abbia limitato il campo di azione a un artista che nella sua essenza e come segno distintivo ha un cosiddetto “vettore”, ovvero una linea che genera movimenti, grovigli, intrecci – e che seziona spazi e figure. Sarebbe stato naturale immaginare che l’artista avrebbe stravolto e reinterpretato il brief iniziale: io non l’ho fatto e per fortuna, di fronte al felice risultato finale, ne sono rimasto fortemente e positivamente colpito.
I vettori di Stefano generano una metamorfosi inaspettata in una serie di simboli e di immagini che sono “affrescati” nella mia mente e che appartengono alla nostra cultura, quella della città e dell’area di Paestum: il melograno, l’ulivo, le figure rappresentate nella Tomba del Tuffatore – e tutti i suoi messaggi velati e raccontati – sono codificati in un nuovo linguaggio e uniti nel loro esistere da una “linea”, che salta da
una tela all’altra generando un nuovo racconto della nostra storia, anche visiva.
Le opere di Stefano appaiono come dei déjà vu: come se le figure classiche e i simboli fermi nella mia memoria
a un certo punto si fossero mossi.
Mi chiedo se sia successo davvero. Questa è la reazione che suscitano in me le opere, ogni volta che le guardo.
E questa è secondo me “l’essenza” di Spazio Paestum: perché qui non si è mosso mai niente, per secoli (e per nostra fortuna), ma ogni tanto qualcosa si muove e senza stravolgere le cose si respira un’aria diversa, fresca di curiosità. Pose e simboli fissati dal tempo sono e possono essere ancora fonte di ispirazione per nuove generazioni
di progettisti e artisti che creano e muovono nuove forme e immagini: pensiero rafforzato anche dal fatto che un artista lombardo come Stefano, che non conosceva la nostra terra, sia riuscito a calarsi in modo così profondo e intimo nella nostra cultura e a renderla così personale – e speciale.
Il nostro fil rouge “pestano” tra presente e passato, tra arte classica e contemporanea, tra staticità e movimento è oggi “Sympósion” di Stefano Perrone.
Mario Scairato